La pittrice del ciclo decorativo che inaugura la nuova linea esclusiva di foulard in misto seta e bambù racconta il suggestivo percorso che ha portato alla sua creazione. E rivolgendosi alle tante persone che hanno già acquistato i nuovi modelli, trasmette loro un caloroso messaggio di ringraziamento.
“Per rispondere a questa intervista sono tornata indietro nel tempo e ho sfogliato dall’inizio il mio quaderno di schizzi, dove ci sono tutti i bozzetti a matita e le annotazioni per il progetto. Riguardandolo, mi è sembrato esso stesso un diario di viaggio. Rivedere ad esempio il primo, minuscolo schizzo: un quadratino di 7x7 cm, appena accennato. E capire a posteriori che lì dentro c’era già l’essenza di tutto quello che oggi è un progetto reale. Devo confessare che fa un certo effetto”.
Comincia così la nostra lunga chiacchierata con Carolina d’Ayala Valva, esecutrice del progetto che ha portato a inaugurare l’inedita ed esclusiva linea Foulard Bamboo Seta.
Un emozionante incontro tra il nostro iconico filato di bambù e la raffinatezza della seta, sublimato in raffinata fattura tessile attraverso un ciclo decorativo che fa proprio dell’incontro e della contaminazione, con particolare riferimento ai preziosi momenti di incanto che scandiscono i viaggi e la scoperta di nuove culture, il proprio irresistibile tratto distintivo.
E proprio dal tema di viaggi e della scoperta siamo partiti per rivivere, insieme a Carolina, le tappe di un percorso creativo che ha già suscitato grande attenzione.
Carolina, qual è stata la tua principale fonte d'ispirazione per la collezione Foulard Bamboo Seta? Ci sono temi o elementi particolari già presenti nei tuoi lavori precedenti?
Fin dalle prime conversazioni con il direttore creativo Piergiorgio Caggiari, che mi aveva presentato la sua idea di creare una collezione esclusiva e immaginifica dedicata alle orchidee attraverso la mia arte, mi sono trovata subito a mio agio. Perché percepivo il suo intento di non influenzarmi, lasciandomi libera di trovare la strada giusta per interpretare il tema.
L’orchidea è un fiore che ha affascinato gli esseri umani sin dai tempi antichi. In diversi continenti, dalle epoche più remote fino ai giorni nostri, questo fiore magnifico ha incarnato simboli e significati profondi, ispirando miti e leggende di straordinaria bellezza.
Partendo da questo presupposto, per realizzare i quattro progetti decorativi ho scelto di adottare una prospettiva diversa rispetto a quella simbolista. Per farlo mi sono avventurata in un viaggio, sulle tracce di botanici, naturalisti ed artisti europei vissuti nell’epoca Vittoriana, che esploravano Paesi lontani ed esotici, alla scoperta di nuovi esemplari botanici. La mia storia prende ispirazione dalla lettura dei loro diari di viaggio, e in particolare da una testimonianza che, tra le tante, mi ha davvero intrigata.
Si tratta di “Recollections Of A Happy Life”, autobiografia della botanica naturalista Marianne North, che possiedo in una vecchia edizione comprata da mio padre in un negozio di libri usati in Brasile. Pubblicata nel 1893, si tratta del resoconto dei suoi viaggi affascinanti verso Paesi all’epoca poco o per nulla conosciuti dagli europei, alla ricerca di piante mai viste prima.
E qui è scattata la risonanza con il mio bagaglio artistico, perché la grande passione che coltivo per la botanica, così come per gli animali e i paesaggi naturali, mi porta da sempre a rappresentarli nelle mie creazioni.
Quale stile artistico hai impiegato nella creazione dei decori? E a partire da quali scelte creative?
Pur essendo una pittrice di fiori “seriale”, fin dall’inizio ho avvertito il desiderio di non rappresentare le orchidee con un approccio realistico. Ambivo a qualcosa di più poetico ed evocativo, in parte anche surreale, che avesse la forza di suscitare l’immaginazione dello spettatore.
Da anni sono specializzata nella decorazione a Grottesca, uno stile ornamentale estremamente fantasioso. Nel tempo ne ho appreso le regole di composizione e gli ho dato una mia chiave di lettura e inventiva personale.
In genere, tendo a disporre gli elementi tematici di queste composizioni come se fossero in volo: sospesi nello spazio e nel tempo, e connessi tra loro da fili sottili. Ho usato questo schema anche nel progetto Foulard Bamboo Seta, con un livello di inventiva, dettaglio e narrazione mai toccato nella gran parte dei lavori precedenti. Sempre in continuità con il mio linguaggio, e al tempo stesso evolvendo i suoi canoni, ho adottato uno stile ornamentale classico, molto usato in epoca rinascimentale ma dalle origini ancora più antiche, contaminandolo con elementi di mia invenzione, ispirati a storie e culture dei giorni nostri.
A tutto questo ho affiancato infine la mia passione per l’illustrazione. Da sempre colleziono libri di favole e, mossa da una costante curiosità mi ispiro ad essi per sperimentare tecniche moderne: dalla tempera, all’uovo, alla pittura digitale.
Oltre ai caratteri figurativi, nei decori della linea Seta si captano atmosfere diverse, atmosfere di suoni e silenzi. Come sei riuscita a trasmettere queste suggestioni?
Nei resoconti di Marianne North le descrizioni dei viaggi e dei paesaggi sono estremamente vivide e reali. Quando ho iniziato a progettare il ciclo decorativo, mi è venuto spontaneo cercare di ricreare quelle atmosfere, così meravigliosamente ottocentesche ed esotiche.
Sono felice di sapere che queste sensazioni così eteree siano state percepite. La foresta amazzonica, così rumorosa e piena di animali. L’esile figura femminile giapponese che contempla in silenzio davanti al monte Fuji. Il barrito degli elefanti, il ruggito dei leoni: erano proprio gli ambienti che desideravo evocare.
In genere nei miei progetti gli elementi si stagliano su sfondi a tinta unita, a volte bianchi, a volte neri. Con questo lavoro però, anche per dare pienamente conto di questa straordinaria complessità sensoriale, ho voluto prendere lo spettatore per mano. Per fargli varcare la cornice e proiettarlo direttamente nella scena.
C'è un foulard in particolare che senti più vicino al tuo modo di essere?
Nonostante il Brasile rappresenti una parte importante del mio vissuto, credo di avere un battito di cuore extra per il Giappone. Ho lavorato per un periodo in questo Paese, e tutto mi incantava: la grazia, la bellezza dei particolari, l’amore e l’attenzione per le piccole cose della vita quotidiana, la delicatezza dolce e discreta di ogni oggetto, tessuto e atteggiamento. Tutta questa magia è finita nel decoro dedicato al Giappone, con una palette colori che è la mia preferita tra quelle utilizzate nel ciclo.
Qual è stato il momento più significativo nella collaborazione con Innbamboo? Hai un aneddoto che vorresti condividere?
Ricordo l’inizio della progettazione. Ero in Brasile e raccontavo al telefono le mie idee a Piergiorgio. All’epoca pura e semplice teoria. Allo stesso tempo però, ero già così sicura della mia visione che cominciai a disegnare senza sosta, saltando a piè pari la fase dei bozzetti, per arrivare direttamente alla realizzazione del disegno definitivo.
Di norma lavoro in un altro modo, ma ero consapevole del fatto che per rendere il senso di una narrazione così complessa e stratificata dovevo offrire una raffigurazione della mia idea che fosse già perfettamente fedele al disegno e ai colori finali.
Nel frattempo, mentre componevo i disegni, scrivevo a getto continuo, per tenere traccia del fluire delle mie idee: una sorta di resoconto della storia e del processo creativo.
La parte più emozionante fu quando stampai per la prima volta su carta il mio disegno in scala reale, rendendomi conto dell’impatto. E quella più divertente fu il nostro primo incontro di persona, neanche a farlo apposta alla Stazione Termini di Roma, luogo di arrivi e partenze. Ci ritrovammo io, il mio compagno Walter, Piergiorgio e Barbara Marzella, altra figura significativa del team creativo della Innbamboo.
Srotolai il disegno sui tavolini di un locale ed ero talmente emozionata che non ricordo neanche la loro reazione. Il silenzio parlo per tutti ed accompagnò lo sguardo curioso dei passanti.
Ma per come sono poi andate le cose, direi che deve essere stata senza dubbio positiva.
Cosa pensi di avere trovato in questa nuova collaborazione con Innbamboo?
Come disegnatrice e illustratrice ho già collaborato con altre aziende, realizzando disegni da applicare sia su prodotti tessili sia su carte da parati. Si è trattato di esperienze professionali sempre stimolanti e molto soddisfacenti.
Con Innbamboo c’è stato tutto questo ma anche qualcosa in più. Anche in questo caso il lavoro è stato stimolante, divertente e gioioso, ma ho percepito una qualità diversa. Nel lavoro di squadra, nel sentirsi parte integrante di un progetto creativo portato avanti da tutti con entusiasmo.
E, posso dirlo, anche nel condividere un vero e proprio sentimento di amicizia.
Se avessi avuto la possibilità di raccontarci un altro viaggio, dove ci avresti portato?
In Australia, o in California. Marianne North fu amica di Charles Darwin. Fu lui a suggerirle una nuova meta: l'Australia e la Nuova Zelanda. E lei raccolse l’invito, avventurandosi in un secondo giro del mondo che toccò il Borneo, l'Australia, la Nuova Zelanda, le Hawaii e infine la California.
La flora australiana e neozelandese, così diversa e inconsueta, le ispirò ben 300 opere. Al suo ritorno in Inghilterra nel 1881, North andò a fare visita a Darwin, mostrandogli dipinti che lo deliziarono e portandogli in dono la Raouliaeximia. Un curiosissimo arbusto neozelandese, dalle forme arrotondate e dalle foglie lanose, che osservato da una certa distanza poteva essere scambiato per una pecora. Non a caso fu soprannominato "Australian Sheep".
Carolina, la linea Seta sta riscuotendo un grande successo. Chi la acquista sembra realmente partecipare a questa esperienza di viaggio. Ti senti di dire qualcosa a queste persone?
Sono felicissima di questo successo. È il segno tangibile del fatto che tutto il lavoro progettuale e di comunicazione ci ha condotti verso una strada inedita e controcorrente, che ha però sortito esiti felici.
Insieme a Innbamboo ho voluto fortemente creare qualcosa che impattasse a vari livelli: empatico, emotivo e narrativo, per spingere chi osserva il foulard ad andare oltre l’immagine, suscitando il desiderio di conoscere più aspetti della storia. Proprio come accade in un libro di favole, dove le illustrazioni sono il motore per dare ancora più spinta all’immaginazione.
Il progetto Seta è così accurato da questo punto di vista che anche il pack dei foulard concorre alla narrazione. È infatti pensato come un prezioso libro che custodisce un racconto. Il titolo di una collana che si desidera possedere per intero. Per farne mostra nella propria libreria e decidere, giorno dopo giorno, la meta verso la quale partire.
Ascoltando sempre più impressioni delle persone che acquistano i foulard, mi sono resa conto che questo racconto sta innescando anche altro, andando a toccare corde ed emozioni personali, che hanno a che fare con memorie di viaggi, alla scoperta di paesaggi e animali, fiori e architetture.
Tutto questo è ancora più gratificante se pensiamo che i foulard vengono acquistati da persone di varie nazionalità, innescando viaggi nei viaggi: geografici e temporali.
Per questo affido metaforicamente al mare un “messaggio in bottiglia” per ognuna di queste persone, ringraziandole per la scelta e per l’attenzione che hanno dedicato al progetto. Così come per il fatto di portarlo in giro, in chissà quali e quante città. Viaggi che si mettono in viaggio, lasciando libere la fantasia e la creatività di continuare a esplorare, scoprire, e suscitare emozioni.
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